Vasi
Il mito di Issione

L’ingrato re tessale traditore di benefattori
Siamo nella Tessaglia, patria di Achille e dei Mirmidoni, di Giasone e degli Argonauti e di creature mitologiche come i Centauri. Issione, re dei Lapiti, una delle più antiche tribù della Tessaglia, è il protagonista della nostra storia. Re dal pugno duro, allevatore di cavalli ritenuti i migliori di tutta la Grecia, era famoso per tenere per sé nella sua scuderia i migliori tra questi. Innamoratosi di Dia, figlia del nobile Deioneo, chiese la sua mano promettendo in dote alcuni dei suoi famosi cavalli. Deioneo accettò di buon grado pregustando già la dote promessa, ma, dopo le nozze, Issione si rifiutò di rispettare gli accordi presi.
Il nobile dal canto suo, oltraggiato per la mancanza di rispetto nei suoi confronti, si vendicò rubandogli alcuni dei suoi amati cavalli. Visto l’accaduto il re si infuriò, ma non si mostrò indispettito, anzi, organizzò una festa nel suo palazzo a Larissa per riappacificarsi con il suocero. Fu proprio in quella occasione che Issione mise in atto il suo piano. Violando l’ospitalità, sacra per gli antichi greci, uccise Deioneo facendolo cadere in una fossa piena di braci ardenti. Il popolo, venuto a conoscenza dei fatti, depose e condannò il re a vagare in solitudine e povertà.
Dopo anni di esilio Issione però sembrò pentirsi e chiese perdono agli dei. Zeus ebbe pietà del vecchio re e lo perdonò invitandolo ad un banchetto sull’Olimpo. Ma durante la sua permanenza Issione fu attratto dalla bellezza della dea Era, moglie di Zeus. Incurante di ogni riguardo verso il suo ospitante, tentò di sedurla. La Dea raccontò tutto al marito che escogitò un piano per verificare le intenzioni di Issione. Tramutò una nuvola, Nefele, nelle sembianze di Era e quando issione, troppo ubriaco per accorgersi della differenza, provò ancora a sedurla si unì carnalmente a questa.
Da questo incontro la nuvola Nefele partorì delle creature grottesche, un misto tra uomo e cavallo, che sarebbero diventate note come i centauri. Zeus, adirato con Issione, lo consegnò ad Ermes perché lo torturasse. Il messaggero degli dei lo legò e lo flagellò finchè non disse:
“I benefattori devono essere onorati”
Non soddisfatto, Zeus fece gettare Issione nel Tartaro e, con l'intervento di Ermes ed Efesto, lo fece legare a una ruota di fuoco fatta di serpenti, condannandolo a girare in eterno nella volta celeste. Si dice che solo quando Orfeo suonò la sua lira per salvare Euridice la ruota di Issione si fermò per qualche secondo.
Per molti anni il mito non ha avuto spiegazioni esaustive sul suo significato, ma secondo recenti studi, il mito potrebbe far riferimento all’alone colorato che compare intorno al sole annunciando la pioggia. Un alone a 22° che a volte si forma attorno al sole e alla luna per effetto della rifrazione della luce sulle nubi alte e stratificate che rappresentano l’arrivo di una perturbazione.
A sostegno dell’ipotesi in tutto il mondo ci sono detti popolari che mettono in relazione la comparsa dell'alone solare con l'imminente peggioramento meteorologico, a partire da alcune tavolette cuneiformi babilonesi. Indizi a sostegno di questa ipotesi sono il fatto che il supplizio venga inferto a Issione dopo la sua congiunzione con Nephele, una donna modellata da Zeus a partire proprio da una nuvola, e che a legare Issione alla ruota sia il dio Hermes, associato al pianeta Mercurio che orbita intorno al Sole proprio con la stessa ampiezza apparente dell'alone.
L'idea che emerge da questa scoperta è che i miti non sono storielle, ma una specifica forma antica di comunicazione della conoscenza di fenomeni fisici e metafisici. Oggi abbiamo perso la chiave per interpretarli e per questo ci sembrano solo narrazioni fantastiche'.
Nella foto Anfora campana con manici a torsione raffigurante il supplizio di issione decorata dal “Pittore di Issione”, ceramografo campano che prende il nome proprio da questa antica anfora.