Il più significativo della civiltà italica della Campania

Lapidario Mommsen

L'antica Cales e la stele calena

La sala Mommsen del #museocampano conserva stele funerarie ed epigrafi catalogate dallo studioso Theodor Mommsen durante la sua permanenza in Campania nel 1873. Tra questi reperti ci sono le stele funerarie dette “Calene” perchè provenienti dal sito dell’antica Cales (Calvi Risorta).  

LA CALES ROMANA

Cales si trovava lungo il percorso della Via Latina che da Roma conduceva a Casilinum, il porto fluviale di Capua, su un allungato pianoro circondato da corsi d’acqua che piacque già agli antichi ausoni e aurunci.

Cales fu occupata da Marco Valerio nel 335 a.C., che vi dedusse una colonia di diritto latino di 2.500 uomini per il controllo di un’area ritenuta di rilevante importanza strategica. Nel 420 a. C. i Romani, sconfitti i Sanniti che l'occupavano, la ridussero a Colonia romana con diritto di conservare cittadinanza ed amministrazione propria e facoltà di battere moneta.

Paradossalmente fu proprio da colonia romana che Cales attraversò un periodo di grande prosperità. Già nota per la confezione dei "fictilia" (vasi di argilla), coperti di vernice lucida e nera e decorati con motivi ornamentali e figurati, che ricalcavano quelli dei vasi in bronzo e argento.

Assai interessante è la ricca produzione coroplastica attestata dal ritrovamento di migliaia di ex-voto, tra cui statue, rilievi fittili, testine, vasetti miniaturistici. Questi ritrovamenti ci testimoniano la presenza di un santuario, quasi sicuramente dedicato alla dea Fortuna, dea della fertilità e dell’abbondanza. Famoso fu anche il vino prodotto in quest’area e la fabbricazione degli attrezzi agricoli, tra cui il "calesse", vettura con mantice a due ruote e a un cavallo, senza sedile.  

La cittadina antica fu al centro dell’attenzione anche di scrittori romani che, per un verso o per un altro, menzionano Cales nelle loro opere, come, ad esempio, Virgilio, Orazio, Giovenale, Strabone, Vitruvio, Catone, Plinio il Giovane.

Purtroppo tale prosperità non durò a lungo perché, poco più di un secolo dopo, la fiorente colonia romana cadde di nuovo sotto il dominio dei Sanniti prima nel 298 a. C., e di Annibale poi, nel 211.

Per colmo di sventura, trasferitasi la guerra punica dall'Italia alla Spagna, Cales dovette subire anche rappresaglie delle milizie romane per non avere fornito a Roma i richiesti aiuti militari e finanziari. Iniziò così per Cales il periodo oscuro della decadenza.  

I suoi abitanti, ormai pochi superstiti, esposti per secoli a continui saccheggi ed incursioni, decimati da epidemie e terribili calamità naturali , oppressi dai barbari prima e dai saraceni poi, alla fine del VIII secolo d. C., abbandonarono la loro patria, ormai distrutta, per cercare scampo altrove.  

Sorsero così i primi nuclei di quelli che sarebbero stati in seguito i futuri centri abitati di Calvi Risorta, Sparanise e Francolise, ad ovest dell'antica Cales; di Pignataro Maggiore e Camigliano, ad est.

Dell'antica Cales, al presente, non rimangono che pochissimi ruderi come il teatro romano e l’area dove sorgeva l’anfiteatro.  

L'EPOCA MEDIOEVALE

Nel Medioevo la città antica fu racchiusa da nuove mura, all’interno delle quali, sui resti di un tempio, fu fondata la Cattedrale romanica di "San Casto" (sec. XI); poi, su un precedente impianto di epoca longobarda, sorse il Castello Aragonese (sec. IX) a pianta quadrata con torri cilindriche angolari, nei pressi del quale furono costruiti la cosiddetta Dogana Borbonica, piccola costruzione a pianta quadrata con cupola ribassata, e il Seminario vescovile settecentesco.

I RESTI DELL'ARTE CALENA

La ceramica calena ed altri reperti provenienti dall’Ager Calenus si possono ammirare al Museo Arqueológico Nacional de España di Madrid e in altri musei spagnoli.

In Italia, le preziose opere d’arte di Cales sono esposte al Museo Archeologico di Napoli al Museo Campano, al Museo Castromediano - Lecce, al Museo Gregoriano Etrusco dei Vatican Museums - Musei Vaticani, al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, al Museo Nazionale Romano, al Museo Etrusco di Tarquinia, al Museo Civico Guido Sutermeister di Legnano.  

Le stele funerarie, conservate al Museo Campano (nei commenti altro sulle stele conservate nella sala Mommsen), rientrano tra quelle più importanti dal punto di vista artistico e storico.    

Con la parola stele si intende genericamente un monolito, di altezza solitamente inferiore al metro, che reca scolpita una delle facce con raffigurazione più o meno schematica della persona umana. La lastra verticale di pietra o marmo poteva recare decorazioni in rilievo o iscrizioni,  ed era eretta a scopo commemorativo, votivo o come monumento funebre.

LA STELE CALENA

Nella foto stele ad edicola in tufo, conservata nella sala Mommsen del Museo Campano, proveniente dall’antica Cales della fine del I sec. a. C.- inizi I sec. d. C.

Nella sezione centrale sono rappresentate la liberta Vassa, già schiava della nobile famiglia dei Vinuleii, con la figlia Rufa, morta a ventisette anni. La madre ha la testa velata è vestita con un chitone ed avvolta in un mantello drappeggiato con frange fermato sul petto, ella abbraccia la figlia. Le due donne riportano pettinature differenti infatti quella a destra è una tipica pettinatura dell’epoca repubblicana, mentre quella della donna a destra è più articolata, definita “Ottavia” e quindi di epoca successiva.

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